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Visualizzazione dei post da giugno, 2019
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“Quello che fate è in misura all’amore che date” Una frase che Don Roberto ci ha detto durante la “chiacchierata”, come dice lui, del mercoledì sera. Dopo la partenza del Don Luciano abbiamo deciso di trovarci tutte le settimane con lo storico della comunità, così le altre sorelle e fratelli battezzano Don Roberto, e farci raccontare del passato guidati dagli scritti di Don Cesare. Una frase tanto semplice quanto nasconde fatica, lavoro e vite. Si perché da questo breve concetto si descrivono le giornate e la vita della comunità e di noi, piccoli ospiti di questa terra , che sempre più si attacca alla pelle e si mescola nel cuore. Il tempo vola, ma davvero veloce; non ci stiamo dietro, i giorni passano, noi facciamo, ci muoviamo, incontriamo, conosciamo e in un lampo siamo arrivati a luglio. Questa settimana è passata tra i lavori a Nkuba e i mattoni, sempre a contatto della gente, sempre chiedendomi se è davvero utile quello che faccio. Vedo la prima risata del giorno, i pri
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Un’altra settimana è terminata e come tutte quelle precedenti è stata accompagnata da forti emozioni. Sono seduta nel giardino dei laici e mentre ascolto i suoni della natura ricordo con dolcezza ciò che abbiamo vissuto martedì mattina. Alle 06.00 ci siamo svegliati, vestiti alla svelta e praticamente addormentati, chi ancora con gli occhi chiusi, siamo usciti di casa per salutare la Fiore che partiva.  Tutti in fila, pronti ed emozionati ad aspettarla…e non arrivava. Dopo un po’ eccola lì, la vediamo spuntare con due valigie, tutta di corsa con il suo solito sorriso in volto. Ci guarda e scoppia a ridere, nascondendo l’emozione dice:<< ma cosa ci fate quiii!!>>. Ha salutato ognuno di noi con un veloce abbraccio e gli occhi lucidi dicendoci: <<Ciao brutti laici! >> (ebbene si! Brutti laici, ma questa è un’altra simpatica storia che vi racconteremo più avanti, forse) e si è chiusa in macchina. Ovviamente non potevamo lasciarla andare senza neanche una foto
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Il tempo qui a Mutoyi scorre con una rapidità inesorabile, e in un attimo ci troviamo già a metà del nostro viaggio. Ogni giornata lascia spazio alla notte, e poi a quella successiva e a quella dopo ancora, senza quasi darci il tempo e l’accortezza di staccare i foglietti con le date sul calendario di Frate Indovino, che capeggia in cucina vicino al refettorio con i suoi immancabili consigli e proverbi popolari. Sono gli eventi della natura, soprattutto quelli ciclici con una cadenza temporale regolare, che mi fanno fermare per un istante e riflettere sul significato del trascorrere delle ore, dei giorni, dei mesi: la luna, per esempio, che proprio in queste notti, noto, sta raggiungendo la posizione del plenilunio per la terza volta da quando siamo arrivati a Mutoyi una sera di due mesi fa, quando anche allora splendeva – piena - nel cielo africano nero e stellato; oppure l’alternarsi dei ritmi dei lavori nei campi, che adesso, con l’inizio della secca, richiedono un grande impegno
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Ciao a tutti, sono Elisa. Non mi conoscete ma provo a raccontarmi in breve. Sono arrivata a metà maggio qui a Mutoyi un po’ per caso. Ho conosciuto il VISPE qualche mese fa tramite amici e ho colto al volo l’occasione di fare un’esperienza di missione, cosa che desidero da sempre. Sono infermiera, ho 28 anni e in quel di Gallarate con le poche competenze e la poca fede che ho cerco di accompagnare da questa vita a quell’altra i malati terminali. Pensavo di aver capito già tanto della mia vita, e invece circa un annetto fa si è ribaltato un po’ tutto, così ho deciso di partire, non tanto per aiutare i poveri ma per farmi aiutare da loro. E ho fatto bene. In questi giorni la loro gioia mi ha disarmata: come fanno ad essere così felici seppur nella povertà più assoluta? Guardandoli mi sono   venute in mente le parole di Gesù: “ Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e   non abbia timore”. Questa povera gente, prop
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È tempo di raccolti a Mutoyi e noi non potremmo essere più contenti di poter finalmente lavorare gomito a gomito con gli abarundi e faticare insieme a loro. Questa settimana, ci informa mama Fiorenza, è il turno degli ibiharage , i fagioli. I primi tre giorni della settimana, ogni mattina, ci presentiamo a N’kuba, armati di tanta energia, voglia di lavorare e pazienza. Come prima cosa, però, appena arrivati vogliamo salutare i bambini, guardare nei loro grandi occhi e stringere quelle morbide e minuscole manine. Alcuni ci saltano in braccio, altri ci rincorrono, i più timidi accennano solo un quasi appena udibile “ jambu” . Bastano una manciata di minuti e qualche immenso sorriso per realizzare quanto poco ci voglia per riuscire a sentire il cuore davvero pieno. Le donne e le ragazze, però, ci stanno già aspettando nei campi e a noi non resta che raggiungerle. Abbandoniamo, seppur a malincuore, i bambini e ci addentriamo nella fitta giungla degli ibiharage . Le piante di fagioli si