Ciao a tutti, sono Elisa. Non mi conoscete ma provo a raccontarmi in breve. Sono arrivata a metà maggio qui a Mutoyi un po’ per caso. Ho conosciuto il VISPE qualche mese fa tramite amici e ho colto al volo l’occasione di fare un’esperienza di missione, cosa che desidero da sempre. Sono infermiera, ho 28 anni e in quel di Gallarate con le poche competenze e la poca fede che ho cerco di accompagnare da questa vita a quell’altra i malati terminali.
Pensavo di aver capito già tanto della mia vita, e invece circa un annetto fa si è ribaltato un po’ tutto, così ho deciso di partire, non tanto per aiutare i poveri ma per farmi aiutare da loro. E ho fatto bene. In questi giorni la loro gioia mi ha disarmata: come fanno ad essere così felici seppur nella povertà più assoluta? Guardandoli mi sono  venute in mente le parole di Gesù: “ Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e  non abbia timore”. Questa povera gente, proprio perché tale, non ha molto per costruire impalcature sopra l’essenziale. Si fida. Si affida. Non da rassegnata ma da consegnata a quel Padre che esorta i suoi figli affaticati e oppressi  ad andare a Lui, così il giogo si fa dolce e il carico leggero. In particolare ho fatto qualche giorno in dispensario (non molti perché preferisco andare a raccogliere fagioli) e mi ha molto sorpreso come, anche i più piccoli, affrontano la malattia: non si lamentano, non pretendono, non si arrabbiano. Le donne  non urlano neanche quando partoriscono! Anche a Nkuba, questa collina dove ci sono i più poveri tra i poveri, si respira una pace e un’allegria come se avessero la certezza di essere i privilegiati del buon Dio. E poi tutte queste mamme con tutti questi bimbi, questi occhi che sorridono, i volti raggianti, le schiene piegate sui campi, i piedini nudi sulla terra rossa, le bici più cariche di un tir, i paesaggi mozzafiato, una comunità in festa per i 76 battesimi di un sabato qualunque. Insomma, 1 a 0 per i poveri, palla al centro.
Questa settimana abbiamo fatto una cosa nuova: raccolto fagioli =). Tra chiacchiere, canti, storie di vita e silenzio si percepisce la Sua presenza proprio perché tutti riuniti nel suo nome. La staccionata del dispensario prende sempre più forma, le bende tagliate sempre meglio e le fonti d’acqua sempre più nere su bianco. A inizio settimana abbiamo anche salutato Aldo e Daniela che ci hanno coccolato per bene fino adesso, e che ci hanno lasciato come testimone pentole e mestoli.
Infine non posso non parlare dell’aspetto forse più importante: la grande famiglia che mi ha accolto qui a Mutoyi e dintorni. Un carico di sorelle, fratelli, preti, laici, giovani, italiani e barundi che da anni o pochi mesi spendono e consumano il loro tempo, le loro mani, la loro vita a servizio di queste persone che non hanno niente ma hanno tutto. Non avrebbe lo stesso gusto questo tempo senza la fraternità. Vi lascio con un proverbio africano che è uscito in questi giorni e che penso sia ben incarnato da queste parti: Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se vuoi arrivare lontano, cammina insieme.

Ciao e grazie!
Alla prossima!




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