Ciao a tutti, sono Ari, e questa settimana sarò io a raccontarvi tre delle nostre esperienze.
Il sole caldo, cielo terso, colazione fatta e siamo tutti pronti per andare a vedere il mercato di Mutoyi, che come ogni lunedì mattina accoglie centinaia di persone.  Il mercato è situato su uno spiazzo di terra molto esteso sul quale sono posti degli appoggi in bambù oppure stoffe stese sul terreno con sopra la merce.
Il primo impatto è stato decisamente forte, appena arrivati l’attrazione principale non era più il mercato, eravamo noi. Centinaia di persone che ci fissavano, non una che guardava in un’altra direzione, e così con gruppi di persone che ci seguivano e ci fissavano ci siamo addentrati nel mercato.
Stoffe colorate, oggetti particolari, erbe, banane, anfore, cibo insomma c’era proprio un po’ di tutto, la cosa che mi ha colpito di più è stata la sezione della carne dove teste e parti di mucca venivano colpiti ripetutamente con enormi umupanga, una specie di machete, mancavano solo gli abafumu, gli stregoni che quel giorno non c’erano, peccato perché tutti eravamo un sacco curiosi di vederli.

Di buonora martedì mattina i ragazzi sono andati a Nyarugunda ad aiutare i fratellini Sergio e Salvatore, mentre noi ragazze abbiamo dedicato la maggior parte del nostro tempo per un progetto a noi molto caro, ovvero creare le basi per un asilo a N’kuba.
N’kuba, significa fulmine, è una collina sulla quale sono state costruite tante casette con lo scopo di ospitare le vecchiette reduci dalla guerra, quelle abbandonate dalle proprie famiglie o troppo cagionevoli di salute per rimanere sole. Successivamente ha accolto diverse donne, ragazze con problemi fisici e mentali, alcune delle quali purtroppo hanno subito violenze inaudite. E infine ci sono i più piccoli, figli delle ragazze di N’kuba, bimbi con ognuno la propria storia, alcuni orfani altri arrivati per l’impossibilità dei genitori di crescerli.
È un luogo che ha toccato il mio cuore, è impressionante conoscere i volti, le storie delle persone, e nonostante tutto ciò che hanno vissuto non si arrendono ma vivono cercando la felicità, cercando ognuno il proprio scopo nella giornata, riuscendo pian piano a ritrovare un po’ di equilibrio.
Il nostro compito in tutto questo è quello di poter dare un aiuto concreto ai bambini. Sia i più cuccioli che vanno da un anno e mezzo fino ai cinque, che quelli più grandicelli di età dai sei ai dodici anni circa si ritrovano in un’unica stanza, e sono in tutto 32. Potete immaginare la confusione delle due operatrici a seguire tutti.
Per ora abbiamo iniziato a dividere i più grandi dai bimbi che con le loro gambette corrono ovunque, si fanno la pipì addosso ogni due minuti, ridono piangono e ci regalano sorrisi da mozzare il fiato. Con loro facciamo giochi sul movimento, balliamo e cantiamo.  Mentre con i più grandi stiamo cercando attraverso semplici attività di insegnarli i ritmi della giornata, scrivere e fare qualche lavoretto.
Purtroppo, alcuni bambini anche quelli più piccoli soffrono di mal nutrizione, hanno problemi alle ossa o difficoltà mentali. Sappiamo per certo che non sarà facile ma con semplicità e allegria passo dopo passo cercheremo di aiutare queste piccole personcine a crescere e migliorare insieme.



Ed eccoci a fine settimana di nuovo tutti riuniti, i ragazzi sono tornati, chi con il piede bruciato chi con la tosse, ma tutti contenti dell’esperienza vissuta.
Siamo andati a visitare l’ospedale, è immerso nel verde delle colline burundesi, e ciò che traspare è qualcosa di molto lontano dal senso di scialbo e chiusura. La sua lunghezza si estende sotto grandi portici, al di sotto dei quali ci sono tante sale ognuna dedicata alla propria funzione, e un largo corridoio, che permette piena libertà alle persone di attendere o passeggiare.
Ammiro la premura nel curare e pulire ogni angolo da cima a fondo, dalle stanze ai giardini tra i portici, per renderlo accogliente e ospitabile. È tutto molto ben organizzato, le sale per visitare i pazienti, per operare, fare riabilitazione e in particolare l’area per la maternità, dove tanti bimbi ogni giorno e notte nascono.
Un altro punto fondamentale è il dispensario all'interno del quale si lavano vestiti per infermieri, pazienti e lenzuola, dove durante la settima a volte io le altre ragazze andiamo ad aiutare piegando infinite pile dei famosi patelli per i piccoli appena nati, chiacchierando e scherzando per ore.
Con mio grande piacere sono rimasta colpita nel vedere tutto l’impegno e dedizione da parte di ogni singolo dipendente. Dall'occupazione più semplice a quella più complessa ogni singola persona ha un ruolo fondamentale.


Ogni giorno da quando sono arrivata mi stupisco per la bellezza di questo posto, l’intensità del verde che mi circonda riesce a trasmettermi una grande libertà. Sopra casa nostra c’è una vista molto bella, quando riesco vado lì e in silenzio chiudo gli occhi, sciolgo i capelli dall'elastico, inspiro e percepisco il profumo di questa terra, ripenso ai volti delle persone, e ai bambini che con i loro occhi scuri non hanno bisogno di parole per comunicare. Chiedo a me stessa cosa è davvero importante nella mia vita e come voglio viverla, cosa voglio fare ora per lasciare un aiuto a chi davvero ne ha bisogno.





Commenti

  1. i vostri racconti sono sempre carichi di emozioni e risvegliano in noi che leggiamo la voglia di capire il senso delle nostre vite quotidiane. Grazie, continuate a raccontarci di voi, delle vostre giornate, dei vostri incontri. Vi seguiamo da vicino.

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  2. Grazie Ari, ti ringrazio di cuore perché con le tue parole sei riuscita a farmi balzare lì in Burundi. Mi sembrava proprio di vedere e toccare quello che mi stavi descrivendo. Buona continuazione di questa esperienza eccezionale

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